i racconti brevi  
 
  il pesce dei sogni.. 03/05/2024 05:13 (UTC)
   
 

…ogni tramonto ,verso il finire dell’estate,il maestro Osvaldo si incamminava attraversando il campo per andare a pescare al quel piccolo canale che costeggia la strada vicina alla ferrovia.Il maestro gia’ in pensione e avanti con l’eta’,disdegnava le ore calde del giorno per passare un po’ di tempo alla passione lui preferita.Non era tanto alto,forse un po’ tozzo,occhiali,la ampia pelata sormontata da una immancabile coppola. Aveva mani forti ,robuste,grandi di chi aveva lavorato,combattuto in guerra,mani che mai avresti detto capaci di legare piccolissimi ami su fili altrettanto sottili.Lo vedevi partire quasi sempre allo stesso orario,in una mano una sporta di giunco ormai sfilacciata con dentro il minimo necessario..in una scatola di vecchi biscotti in  metallo qualche amo,piombi e appena un galleggiante di ricambio,un piccolo contenitore di plastica forato per le esche,vermi o un pugno bigatti che fossero..nell’altra un piccolo sgabello in legno,da bambini,come quelli che si usano all’asilo,  uno straccio;a tracolla tenuta da un cordone di raffia una sola canna ,nulla piu’.Si incamminava come per recarsi per una missione dovuta,con piccoli e incerti passi dovuti non tanto all’eta’ , bensi’’a quel suo bizzarro carico,piu’ indietro nell’erba,ma non distante il suo fedele nero bastardino. Si metteva sempre nel solito posto,vicino al ponticello che divide la campagna dalla strada,per osservare o come diceva lui,dominare il passeggio serale della gente ,ma anche per facilitare chi volesse attraversare il canale per scambiare qualche parola.E di compagnia ne aveva sempre.C’era sempre qualcuno al suo fianco che ascoltava i racconti  delle sue esperienze di vita ,dal ragazzo al vecchio suo studente ormai uomo e padre,aneddoti che andavano dalla storia allo sfiorare il fantastico,ma tutti legati da una sua  semplice poesia.E’ difficile credere al racconto di quando all’amo ,trattenuta dall’anello della spoletta,pesco’ una bomba a mano,che dire poi del suo amico Armando che nelle notti di luna piena si recava nelle vecchie cantine per parlare ai  topi che le infestavano per farli allontanare;ma erano tante le storie vere o false che fossero ,si illuminava pero’ quando parlava dei suoi vecchi studenti ormai uomini ,era orgoglioso nel dire che ancora lo salutavano.Tutti racconti espressi in un modo gentile e semplice,in pratica continuava la sua missione di insegnante,cercava di dare sempre qualcosa.C’era chi poi sapeva per la forte passione calcistica,la sua Juventus, e lo stuzzicava alle sconfitte,ma lui ribatteva replicando che la prossima domenica avrebbe sfilato vittorioso per la via del paese con la bandiera,e lo faceva!Era un uomo sanguigno e dolce allo stesso tempo.Chi avrebbe detto che tale persona , capace di arrabbiarsi per un goal negato,fosse un fedelissimo della Sindone e recarsi a Torino ad ogni ostensione; paziente con i suoi alunni di prima elementare,uno che aveva combattuto per anni una tragica guerra.Ma immancabile il dialogo serale era sul grosso pesce che aveva allamato proprio poco prima,e proprio li’.Gli era sfuggito sotto l’erba, rotto la lenza,ma prima o poi era sicuro che l’avrebbe preso.Forse era una scusa, per rincasare o per ritornare il giorno dopo ancora carico di entusiasmo e mostrava allo spettatore di turno la magra pesca …una decina di avoline che nel frattempo aveva gia’ preparato come piatto serale,pronte all’olio,schiacciate con le dita alla pancia per farne uscire le interiora per toglierne quel filo di amarognolo…quando le luci si facevano fioche lo vedevi riattraversare il campo con al seguito il nero cagnetto,  il suo scarno bottino di prede che io penso mirato di numero,tanto nessun altro le avrebbe volute…tanto poi c’era il giorno dopo per il grosso pesce che lo aspettava.Il figlio lo conosco bene;anche lui aveva conosciuto e appreso la passione del padre.Ma cresciuto in periodi diversi,senz’altro meno fatiche e lotte come tanti,e pure figlio unico,la considerava in maniera diversa.Ai quei tempi tra i ragazzi del paese vi era una sorta’ di rivalita’ tra i giovani pescatori,ambire alla preda piu’ grossa,importante.Era diventato il suo chiodo fisso;ogni giorno per ore se ne stava in riva al fiume imprecando contro quelli sott’acqua grossi che non abboccavano mai.Non era un cattivo ragazzo,forse estroverso e a volte eccedeva,ma sicuramente buono d’animo.A  volte rimuginava tra se vedendo gli altri amici rincasare con ambiti bottini,non una vera invidia,ma si ripeteva “ E a me mai?”…non voleva sentirsi forse inferiore,non poteva esserlo nei confronti del padre che continuamente a suo dire sfiorava il colpaccio.Forse avendo gia’ tutto e senza fatica poco piu’ che ventenne,gli mancava secondo lui il dovuto.Attrezzatura delle migliori e passione non erano state al momento sufficienti.Ma un giorno tocco’ anche a lui.Era un venerdi’; dopo una mirabile lotta un gigante dell’acqua affioro’ per cadere nella nella guada del giovane.Orgoglioso si fermo’ al bar per mostrarlo agli amici,ai presenti…era una grossa carpa di 7kg e 3etti,la piu’ grossa preda catturata in paese e non in fosso qualunque,nel fiume.Mi ricordo bene la scena del suo ritorno a casa,nel mostrarlo al padre.Il genitore gli disse solo “Bravo” nulla piu’poi si allontano’.Il giovane stette ad osservare il suo ormai irrigidito e grosso pesce steso nell’erba,gli occhi ormai velati dalla patina della morte…impietosito,dispiaciuto di aver dato fine a una vita .Da allora non ando’ piu’ pescare.Sono passati ormai tanti anni,il maestro all’imbrunire non lo vedo piu’ partire col suo fido amico, attraversare il campo e recarsi all’ appuntamento col fiero rivale.Il figlio ormai di mezza eta’quello lo ritrovo sempre.Qualche ruga e quel suo sorriso da eterno sfacciato.Ma sicuramente in lui qualcosa è cambiato.Ora è lui che racconta storie ,emozioni a chi vuol bene e ama,per far continuare a sognare,ridere chi lo circonda,ascolta..a volte si copre pure di ridicolo con fantasiose e puerili bugie .E’ il suo modo di continuare a sognare,vivere..il grosso pesce lo aveva catturato troppo presto,aveva esaurito i sogni prima di donarli agli altri…non è come il padre che fino alla fine ha regalato poetiche parole miscelate dal sogno di un inafferrabile animale acquatico ,mai esistito o quotidianamente pescato per poi essere liberato..lasciandolo vivere nei nostri pensieri..il figlio ha imparato a sue spese dal maestro la lezione della vita,le piccole cose ti danno sempre di piu’ ;adesso sta cercando di rimediare come puo’,nel suo unico modo che ha per dare qualcosa.Basta solo una sporta di giunco e una canna legata a tracolla da una filo di raffia per pescare ogni giorno della tua vita un grosso pesce che si chiama emozione.il maestro Osvaldo era mio padre.

 

 

 

 
  sogni,storie e realta'........
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  misura solo il tempo...non le emozioni
  io...
Voglio che la mia vita assomigli ad un libro usato...stropicciato, consunto, sottolineato, strappato, con le orecchie su tante pagine.
Non voglio ritrovarmi con un volume nuovo di zecca alla fine.
  impossibile?
ma come si fa' a spiegare a una persona che in un sorriso puo' trovare anche la risposta di tutta una vita?
  per te.....
tatuero' il tuo corpo...ali stilizzate sulle scapole per ricordarti che sei un angelo...disegni arabeschi per identificare la tua schiena..spirali che sovrastono il seno per arrivare al capezzolo ,il punto piu' sensibile..ma sara' tutto hennè..nessun segno permanente,solo io devo sapere..gli altri devono meritarseli
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