GUARDO, OSSERVO MINUZIOSAMENTE TUTTO CIO’ CHE MI CIRCONDA, VORREI CHE DALLE IMMAGINI DEI QUADRI APPESI ALLE PARETI MI VENISSE UN’ISPIRAZIONE PER POTER DIRE TANTE BELLE PAROLE, QUELLE CHE COLPISCONO IL CUORE DI CHI LE ASCONTA, QUELLE CHE RIMANGONO UN SEGNO CHE NON SI CANCELLA PIU’.
NON RIESCO A PENSARE , NON RIESCO A DIRE NULLA, SILENZIO E VUOTO MI SONO COMPAGNI IN QUESTA FREDDA STANZA.
RIPENSO SOLO A TUTTO QUELLO CHE E’ STATA LA MIA VITA, RICORDO QUANTI ERRORI HO COMMESSO DURANTE LA MIA GIOVINEZZA, EPPURE SONO QUI, SONO ARRIVATA AD UNA META E MI DOMANDO SE E’ IL TRAGUARDO CHE AVREI VOLUTO RAGGIUNGERE.
SORRIDO ALLA VITA PERCHE’ E’ QUELLO CHE HO SEMPRE FATTO, MI SEMBRA DI VEDERE IN ME UN ROBOT CHE ORMAI FA LE COSE MECCANICAMENTE, SENZA CHE NEMMENO QUALCUNO GLI DIA I COMANDI E INTANTO I GIORNI PASSANO E PASSANO INESORABILMENTE E LASCIANO ATTIMI VISSUTI, ATTIMI FUGGENTI, ATTIMI, ATTIMI, ATTIMI.
RICORDO DA BAMBINA QUANDO MIO PADRE MI FACEVA SEDERE SULLE SUE GINOCCHIA ED IO ERO FELICE, PERCHE’, PER QUANTA POCA FOSSE LA SUA PRESENZA, PER ME ERA VITALE. MI FACEVA SENTIRE LA SUA PRINCIPESSA, LA SUA BIMBA PREFERITA, MIO FRATELLO E MIA SORELLASI BURLAVANO DI ME DICENDOMI CHE ERO LA “COCCA DI PAPA’”. BHE’! A ME PIACEVA ESSERLO MI FACEVA SENTIRE UNA SOLA COSA CON LUI, SI CREAVA UN RAPPORTO SPECIALE CHE NESSUNO POTEVA CALPESTARE, NESSUNO POTEVA DISTRUGGERE.
E INVECE UN GIORNO LUI MI HA LASCIATO, NON SO PERCHE’ LO ABBIA FATTO, NON HO AVUTO NEMMENO IL TEMPO DI DIRGLI ADDIO, SEMMAI NE AVESSI AVUTO VOGLIA.
QUELL’UOMO COSI’ IMPONENTE SE N’ERA ANDATO SENZA AVVISARMI, COME FACEVA AL SUO SOLITO QUANDO DECIDEVA DI ANDARE A FARSI UNA GITA PER CONTO SUO, LASCIANDO CHE LA FAMIGLIA RIMANESSE NELLE QUATTRO MURA DOMESTICHE, FINO A QUANDO A TARDA SERA RINCASAVA, MA IO NON AVEVO NEANCHE IL TEMPO DI DIRGLI . “COM’E’ ANDATA?” CHE GIA’ DORMIVO COME UN ANGIOLETTO.
COSI’ SE N’E’ ANDATO, NEANCHE IL TEMPO DI DIRGLI CHE NON ERA ANCORA IL MOMENTO, EPPURE MI E’ SCAPPATO DALLE BRACCIA E UN VUOTO SI E’ VENUTO A CREARE INTORNO A ME, NEI MIEI GIORNI, COME UN ESAURIBILE SUSSEGUIRSI DI GOCCE DI CASCATA CHE SCORRE FINO A RAGGIUNGERE UN LAGO STATICO, FREDDO, IMMOBILE.
IO NON ERO LI CON TE QUANDO SEI USCITO DI SCENA, MI FU DETTO CHE ERI ANDATO IN UN POSTO BELLISSIMO, UN POSTO CHE AVEVA IL NOME DI “PARADISO”. MA A SETTE ANNI NON RIUSCIVO A CAPIRE, IMMAGINAVO CHE ERA UN LUOGO CHE TU ERI SOLITO RAGGIUNGERE QUANDO ANDAVI A FARE UNA DI QUELLE TUE SOLITE GITE, NON AVEVO CAPITO COSA STAVANO TENTANDO DI DIRMI.
NON L’HO CAPITO NEANCHE QUANDO ENTRAI DALLA PORTA DI CASA E MIA MADRE DI SCURO VESTITA, MI ABBRACCIO’ DI UN’’INTENSITA’ TALE CHE MI SOFFOCAVA, POI PIANGEVA, PIANGEVA MENTRE QUELL’ABBRACCIO SI FACEVA SEMPRE PIU’ INTENSO, TANTO CHE ME NE VOLEVO DISTACCARE. LA CASA ERA BUIA E FREDDA, ERAVAMO IN OTTOBRE MA MI SEMBRAVA GENNAIO, POI UN SILENZIO SI CALO’ TRA DI NOI E DA QUEL GIORNO E’ CONTINUATA COSI’ LA NOSTRA VITA, IMMERSA IN QUEL DESOLATO SILENZIO, IN QUEL VUOTO ANCORA PIU’ PROFONDO LASCIATO DALLE PERSONE CHE PIU SENTIVO DI AMARE. LA BAMBINA CHE AVEVA APPENA SETTE ANNI, E’ ORMAI DIVENTATA UNA DONNAM ANCORA PROVA QUEL VUOTO CHE SI E’ CREATO MOLTI ANNI FA, ANCORA SENTE IL FREDDO DI QUELLA GIORNATA DI OTTOBRE, QUANDO IL MONDO SEMBRAVA ESSERSI FERMATO IN QUEL LUNGO E SOFFOCANTE ABBRACCIO